Angelus do dia 18 de agosto de 2013
18-08-2013 15:17
ANGELUS
Praça São Pedro – Vaticano
Domingo, 18 de agosto de 2013
Boletim da Santa Sé
Tradução: Jéssica Marçal
Queridos irmãos e irmãs, bom dia!
Na Liturgia de hoje escutamos estas palavras da Carta aos Hebreus: “Corramos com perseverança ao combate proposto, com o olhar fixo no autor e consumador de nossa fé, Jesus” (Heb 12, 1-2). É uma expressão que devemos destacar de modo particular neste Ano da Fé. Também nós, durante todo este ano, tenhamos o olhar fixo em Jesus, porque a fé, que é o nosso “sim” à relação filial com Deus, vem Dele, vem de Jesus. É Ele o único mediador desta relação entre nós e o nosso Pai que está nos céus. Jesus é o Filho, e nós somos filhos Nele.
Mas a Palavra de Deus neste domingo contém também uma palavra de Jesus que nos coloca em crise e precisa ser explicada, porque caso contrário pode gerar mal-entendido. Jesus diz aos discípulos: “Julgais que vim trazer paz à terra? Não, digo-vos, mas separação” (Lc 12, 51). O que isso significa? Significa que a fé não é algo decorativo, ornamental. Viver a fé não é decorar a vida com um pouco de religião, como se fosse um bolo que decoramos com o glacê. Não! A fé não é isso. A fé significa escolher Deus como critério-base da vida e Deus não é vazio, Deus não é neutro, Deus é sempre positivo, Deus é amor e o amor é positivo! Depois que Jesus veio ao mundo não podemos mais agir como se não conhecêssemos Deus. Como se fosse algo abstrato, vazio, de referência puramente nominal; não, Deus tem um rosto concreto, tem um nome: Deus é misericórdia, Deus é fidelidade, é vida que se doa a todos nós. É por isso que Jesus diz: vim trazer divisão, não que Jesus queira dividir os homens entre eles, pelo contrário: Jesus é a nossa paz, é a nossa reconciliação! Mas esta paz não é a paz dos sepulcros, não é neutralidade. Jesus não traz neutralidade, esta paz não é um compromisso a todo custo. Seguir Jesus implica renunciar ao mal, ao egoísmo e escolher o bem, a verdade, a justiça, mesmo quando isso requer sacrifício e renúncia aos próprios interesses. E isto sim, divide; sabemos disso, divide mesmo os laços mais estreitos. Mas atenção: não é Jesus que divide! Ele coloca o critério: viver para si mesmo ou viver para Deus e para os outros, ser servido ou servir, obedecer a si mesmo ou obedecer a Deus. Eis em que sentido Jesus é “sinal de contradição” (Lc 2, 34).
Esta palavra do Evangelho não autoriza o uso da força para difundir a fé. É exatamente o contrário: a verdadeira força do cristão é a força da verdade e do amor, que leva a renunciar a toda violência. Fé e violência são incompatíveis! Fé e violência são incompatíveis! Em vez disso, fé e fortaleza caminham juntas. O cristão não é violento, mas é forte. E com qual fortaleza? Com a da mansidão, a força da mansidão, a força do amor.
Queridos amigos, entre os parentes de Jesus havia alguns que em certo ponto não partilharam o seu modo de viver e pregar, diz o Evangelho (cfr Mc 3,20-21). Mas sua mãe sempre o seguiu fielmente, mantendo fixos os olhos de seu coração em Jesus, o Filho do Altíssimo, e em seu mistério. E no final, graças à fé de Maria, os familiares de Jesus tornaram-se parte da primeira comunidade cristã (cfr At 1,14). Peçamos a Maria que ajude também nós a ter o olhar bem fixo em Jesus e a segui-Lo sempre, mesmo quando custa.
https://papa.cancaonova.com/angelus-com-o-papa-francisco-18082013/
EM ITALIANO
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
nella Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da Gesù. E’ Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.
Ma la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).
Dunque, questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili! Fede e violenza sono incompatibili! Invece fede e fortezza vanno insieme. Il cristiano non è violento, ma è forte. E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore.
Cari amici, anche tra i parenti di Gesù vi furono alcuni che a un certo punto non condivisero il suo modo di vivere e di predicare, ce lo dice il Vangelo (cfr Mc 3,20-21). Ma sua Madre lo seguì sempre fedelmente, tenendo fisso lo sguardo del suo cuore su Gesù, il Figlio dell’Altissimo, e sul suo mistero. E alla fine, grazie alla fede di Maria, i familiari di Gesù entrarono a far parte della prima comunità cristiana (cfr At 1,14). Chiediamo a Maria che aiuti anche noi a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù e a seguirlo sempre, anche quando costa.
Dopo l'Angelus
Ricordatevi questo: seguire Gesù non è neutro, seguire Gesù significa coinvolgersi, perché la fede non è una cosa decorativa, è forza dell’anima!
Cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti con affetto, romani e pellegrini: le famiglie, i gruppi parrocchiali, i giovani...
Voglio chiedere una preghiera per le vittime dell’affondamento del traghetto nelle Filippine, anche per le famiglie… tanto dolore!
Continuiamo anche a pregare per la pace in Egitto. Tutti insieme: Maria, Regina della pace, prega per noi! Tutti:[Ripete con la gente:] Maria, Regina della pace, prega per noi!
Saluto il gruppo folcloristico polacco proveniente da Edmonton, Canada.
Un saluto speciale rivolgo ai giovani di Brembilla – ma vedo eh!, vi vedo bene! - presso Bergamo, e benedico la fiaccola che porteranno a piedi da Roma fino al loro paese. E saluto anche i giovani di Altamura.
A tutti auguro buona domenica, e un buon pranzo! Arrivederci!